-You need another document
-...
-This is not valid
-...
-Give me your passport
-I didn't have it, er, I don't have it, i haven't it...
-mpf, Ok
-Iknow, I have to change it.
Questo it, che tanto fa paura ai selvaggi abitanti della foresta molto costosa, è la mia carta d'identità. (allegherò a breve la foto). Tanto sdrucita da far rabbrividire ongi pubblico ufficiale, italiano quanto britannico. Quelli britannici di più. Ecco quindi come cominciava l'emozionante avventura londinese del vostro eroe di fiducia. Ma, passata la dogana e lo scocciatissimo, ma distinto, doganiere ecco che mi si staglia davanti l'Inghilterra! Pardon, Luton. Già,perchè Luton non è londra, nè le verdi brughiere, ma un unico cantiere stradale: cittadina, cantiere , aereoporto. Preso dal forte rammarico di aver volato 1 ora (grazie fusorario!) fino a treviglio arrivo alla stazione dei treni. Altri 40 minuti e arriviamo a Londra, passandofinalmente tra verdi brughiere e case in mattoni. Stazione di City Thameslink e rimango subito abbaccinato( stato confusionario dato dalla vista di oggetti, palazzi, vedute) e così rimango fino a ieri data di rientro a Orio al Serio. Io e Daniela veniamo recuperati da sua sorella Elena che ci porta a mangiare in un pub dove con mio secondo rammarico ordiniamo hamburger. Secondo smacco: in Inghilterra gli hamburger sono buoni, anche il bacon. Dopotutto ci hanno pure un pittore e un filosofo che si chiamavano così, quindi...
Elena fa il dottorato alla London School of Economics e lavora in un cubicolo come Dilbert( quando glielo faccio notare e gli chiedo se hanno anche gatbert il malvagio dirgente del personale fa una faccia come per dire: cosa hai detto?hai altre cazzate da sparare? no, davvero, non so a cosa tu ti stia riferendo...)(avrei docuto dirle Catbert, in effetti sono in Gran Bretagna). è stata super gentile, ospitale e simpatica con noi due poveri sbarbatelli sperduti a Londra. Casa sua è attualmente a southwark e vive con un tedesco inequivocabilmente alto e una coppia di argentini di cui il maschio non si faceva vedere e sfuggiva dai corridoi. Abbiamo girato tutti i 5 giorni ininterrottamente visitando national, tate e british tra i musei. AL british c'era una bella mstra sulla stampe indiane del '200. Erano super colorate, un book fotografico delle varie attività ricreative preferite da Shiva, Ganesha e altre divinità bontempone.
Mentre ammiravamo queste splendide figurine si è presentato alle nostre spalle un inquitante figuro. Armato di videocamera riprendeva per qualche secondo ogni immagine, commentandone il titolo in Hindu o in un inglese alquanto esotico. I commenti, che per il 90% dei casi erano solo il nome della divinità raffigurata, mentre effettivamente c'enerano altre 5 o 6 comprimarie (che forse gli stavano però sui maroni),(tornando al soggetto della principale) erano pronunciati con una voce talmente calma, calda e rassicurante e esotica che mi sarei volentieri unito al primo gruppo di Hare Krishna che passava per il British. Purtroppo ( ma non secondo la mia ragazza) non è passato nessuno se non un giapponese con una suoneria techno-house che amabilmente lasciava squillare in quell'atmosfera soft tipo squillo di lusso della stanza delle stampe. Ahimè tra tutte le cartoline non c'erano quelle che volevo io, tranne una, nemmeno quella del signore con la video camera.
Sempre in tema di Indiani, quelli col puntino, ho beccato il sosia di Condello, mio professore di Letteratura e civiltà greca, e di Battiato, tutte e due indopakistani(nn so distinguere a vista, è come disingre un chilo di piume da uno di piombo).Tra l'altro paki significa Puri, quindi indopuritani, tipo gange come spoon river: dormono dormono sull'himalaya, dormono dormono sull'himala-a-aya.
Grazie alla triennale esperienza di Elena io e Dani abbiamo potuto salvaguardare i nostri stomachi da inappropriate abitudini isolane riguardo al nutrimento. I giorni sono passati tranquilli tra camminate interminabili e bellissimi palazzi ottocenteschi e insegne di pub. La sera di Inghilterra Sud-Africa quasi ogni pub inglese con una televisione era zeppo come ll milano-bergamo dell'una. il Pub sudafricano era uno scantinato riabilitato a pub, ma come fosse dentro non lo potrò mai sapere, dato che i tifosi arrivavano fin sopra alla strada e quelli del locale avevano messo un televisore anche sulle scale di fuori. L'unico pub agibile era densamente popolato come il giappone. Una bella pinta di birra per vedere un'ottima figuraccia inglese ed una clamorosa vittoria del Sudafrica. TO be continued (quanto odio questa frase, soprattutto alla fine delle puntate dei cartoni animati)
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